23.03.2020

Cos’è e come si riconosce un disturbo di linguaggio?

Può capitare che i bambini intorno ai 2 anni di età ancora non parlino e ciò può essere fonte di preoccupazione per molti genitori. I bambini hanno però tempi e modi diversi di sviluppare il linguaggio.

Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza, capire la differenza tra ritardo di linguaggio e disturbo di linguaggio e quali sono le azioni da intraprendere quando ci troviamo di fronte ad un bambino che “parla poco” o “parla male”.

Vengono chiamati “late talkers” i bambini che iniziano a parlare tardi. La maggior parte di questi bambini recupera spontaneamente intorno ai 3 anni; se invece il ritardo si protrae fino ai 4/5 anni, evolve in disturbo di linguaggio.

L'età di 3 anni costituisce quindi una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti "parlatori tardivi" e i bambini che svilupperanno un probabile disturbo di linguaggio.

Possiamo però prestare attenzione a questi campanelli d’allarme:

Tra i 10 e 16 mesi: assenza della lallazione (ovvero la capacità di emettere una serie di suoni ripetendo due o più sillabe), scarsa comunicazione gestuale e difficoltà nella capacità di comprendere il linguaggio verbale.

Tra 18 e 24 mesi: utilizzo di un vocabolario inferiore a 50 parole.

Fino a 36 mesi: mancata associazione di due o più parole.

In presenza di questi indicatori è importante quindi intervenire tempestivamente per aiutare il bambino ad avvalersi di metodologie idonee a migliorare le sue capacità linguistiche ed escludere altre problematiche.

Prima di tutto è necessario parlarne con il proprio pediatra e, successivamente, rivolgersi ad un logopedista per una valutazione logopedica.

Il logopedista è la figura predisposta ad individuare modalità di intervento specifiche per ampliare il vocabolario del bambino e migliorare la sua capacità espressiva.

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